“Siamo stati facili profeti, ma era fin troppo evidente a chiunque non avesse voluto voltarsi dall’altra parte, per puro calcolo o menefreghismo, che la nuova normativa sui servizi funerari licenziata dalla destra non potesse essere applicata se non con forti penalizzazioni per la Pubblica assistenza della Spezia e le altre della provincia. Per questo oggi, in occasione della discussione sul bilancio della Regione Liguria, ho presentato alcuni emendamenti per sanare una vicenda che spero possa intaccare la coscienza di tanti colleghi che avevano giurato di volere rappresentare esclusivamente il territorio. Come prevedibile la pseudo proroga tecnica – tale è perché una lettera non può modificare una legge – del direttore Bordon non ha avuto alcun effetto. Le problematiche rimangono e, alla luce di recenti sentenze della Corte Costituzionale, ho deciso di riproporre alcuni emendamenti che vanno nel solco di quanto oramai dal 2020 cerco di far passare dal consiglio regionale. In particolare l’estensione a tutte le imprese che hanno i requisiti di normativa della possibilità di effettuare i servizi funerari. E ancora la richiesta di rivedere, rispetto alla normativa attualmente in vigore, il meccanismo delle incompatibilità che sembra disegnato proprio per affossare l’esperienza della Pubbliche assistenze della Spezia e provincia. Parliamo di un unicum in Liguria, un patrimonio da difendere perché fortemente incardinato nel campo sociale. Un punto di riferimento per decine di volontari, centinaia di soci e migliaia di famiglie che in questi decenni hanno potuto usufruire dell’assistenza delle Pa, resa possibile dagli introiti che queste ricevono dai servizi funerari e che reinvestono a favore della collettività, che sia nel soccorso o nei servizi domiciliari. Rinunciare a un servizio rivolto a tutti per garantire il profitto di pochi è la visione della società di questa destra, non certo la nostra”.



