da
lavocedigenova.it
di Pietro Zampedroni
Alla luce degli ultimi sviluppi possiamo ancora parlare di ‘campo largo’?
“Non ho mai usato quell’espressione, ma ‘campo del buonsenso’. Perché parto dal presupposto che ho sempre fatto politica provando a costruire, non ho mai fatto un’azione ‘contro’, ma sempre ‘per’. Anche in questo caso, vista la situazione in cui si trova la Liguria, che è devastante per quello che conosciamo e lo è ancora di più per quello che non conosciamo, dobbiamo costruire qualcosa per i liguri e la prima cosa da fare è voltare radicalmente pagina in maniera netta. Per farlo ci vogliono idee, proposte, chi si riconosce senza che vengano annacquate e poi vedere chi ci sta. Rimarco solo che tutte le volte che si lavora contro non si arriva a grandi risultati, ma chiedo chiarezza. Non si può stare da una parte e dall’altra”
Cosa è cambiato dal giorno della manifestazione in piazza De Ferrari?
“C’è una maggiore consapevolezza del disastro in cui versa la Liguria e del fatto che c’è un popolo, che non è ascrivibile ai partiti, che chiede un cambiamento. La manifestazione, per assurdo, non ha rafforzato le compagini politiche, ma le tante persone che non si riconoscono in un movimento specifico ma vogliono cambiare il futuro della Regione nell’interesse delle nuove generazioni e di chi è protagonista oggi. C’è disagio sociale e una richiesta di mettere al centro politiche a sostegno delle famiglie, di giovani e di anziani. Temi che travalicano la discussione sterile a cui la politica ci ha abituati. Il centrodestra ci ha abituati a una comunicazione a lui congeniale con infrastrutture e red carpet, mentre dietro c’è una questione sociale che parte dal diritto all’abitazione, ai disabili, c’è il tema del sostegno agli affitti, la morosità incolpevole, la casa sta diventando una chimera come nel dopoguerra oltre a tutte le politiche di famiglia come il sostegno alla genitorialità che non sono i 100 euro in più, ma servizi come asili, scuole, una diversa organizzazione di mobilità e servizi scolastici”
Come ha vissuto lo scontro tra Movimento 5 Stelle e Italia Viva?
“Faccio il tifoso solo quando vado allo stadio. Per il resto ricompongo dove è possibile e, lo ripeto, nella chiarezza delle posizioni e di come si sta in uno schieramento o in un altro. Il mio modo di fare è ‘quella roba lì’, come dice Bersani. Ci vuole chiarezza e la volontà di costruire ponti senza fare finta che non ci siano differenze o letture diverse. Ora alla Liguria non servono tifosi, io sto dalla parte di quelli con cui ho provato a costruire un’alternativa al centrodestra”
Dopo l’inchiesta per corruzione e l’arresto di Toti eravate indiscutibilmente in vantaggio, ora però c’è la sensazione che lo stiate dilapidando…
“No, perché non ho mai basato la nostra politica sulle vicende giudiziarie. Ho sempre detto che il fallimento del centrodestra sta nelle mancate risposte che ha dato ai liguri. Un centrodestra che ha messo le mani nelle tasche dei cittadini in maniera pesante con 150 mila liguri che spendono più di mille euro all’anno per curarsi. Penso che in maniera costante continuino a fare danni ai cittadini nell’ordinaria amministrazione, hanno bloccato tutto quello che c’era da bloccare, sono in ritardo su tutto quello su cui c’era da essere in ritardo e hanno anche il coraggio di fare la lezione invece di vergognarsi e stare zitti. Il nostro vantaggio sta nelle mancate risposte ai cittadini liguri, quello che è successo è la testimonianza che c’è un’idea della cosa pubblica padronale, un’idea che decidono in pochi per pochi amici. Il vantaggio arriverà se saremo capaci di essere credibili nel proporre ricette per la Liguria”
Andrea Orlando da giorni va ripetendo “fate presto”, qual è ora il cronoprogramma verso il tanto atteso annuncio?
“Non ha fretta, ma evidenzia una cosa che condivido: per costruire l’alternativa ci vuole una base programmatica e una squadra che sia riconosciuta come capace a risolvere i problemi della Liguria. Non bastano due giorni, serve il tempo per costruirle e fare una cosa seria, per questo bisogna arrivare in tempi brevi all’individuazione della candidatura del presidente. È costruire e per costruire ci vuole più tempo che per abbattere”.
Le fa paura lo scatto in avanti del Movimento 5 Stelle con la candidatura del senatore Luca Pirondini?
“Non mi fa paure nel senso che credo sia una rivendicazione che un partito poteva e doveva fare. Il tema fondamentale è capire insieme qual è la soluzione migliore che unisce maggiormente e che dà maggiori garanzie per questa sfida e questo lo si deve fare scevri da ogni logica di appartenenza, vale per tutto, bisogna costruire il profilo migliore. Lo si fa insieme e in tempi brevi per essere in campo come alternativa al centrodestra e chiudere l’amministrazione Piana nel più breve tempo possibile”