Il segretario ligure del Pd da la linea sul termovalorizzatore e gestione del ciclo “Non si può far ricadere sui Comuni la responsabilità di scegliere il sito adatto”
Mario De Fazio / GENOVA
Il Secolo xix
«La programmazione fatta dalla Regione sui rifiuti è completamente fallita. E non si può far ricadere sui Comuni la responsabilità di gestire la pianificazione del ciclo dei rifiuti scegliendo dove realizzare impianti». Il segretario regionale del Pd, Davide Natale, detta la linea del partito su uno dei temi più spinosi dell’agenda politica ligure. Con l’esperienza accumulata da assessore comunale all’ambiente, alla Spezia, l’esponente dem sostiene che «invece di realizzare impianti sotto-utilizzati o troppo piccoli conviene ragionare con le regioni vicini per accordi strutturali e meno costosi». E sull’ipotesi di un impianto più piccolo a Genova, che agita il centrosinistra, è netto. «Un impianto più piccolo a Scarpino non darebbe risposte alle necessità della Liguria, non serve alla pianificazione regionale». Segretario, il tema dei rifiuti, con la possibilità di realizzare nuovi impianti in Liguria per chiudere il ciclo, sembra in un limbo. Qual è la posizione del Pd? «Partiamo da un dato. Il piano rifiuti dell’ex amministrazione regionale, targato Toti-Giampedrone, è da stracciare e da rifare completamente». Perché? «Perché ciò che prevede non è attuabile. A partire da ciò che immaginava per Genova, un impianto Tmb (tratta mento meccanico biologico, ndr) da 110 mila tonnellate l’anno e un biodigestore da 60 mila tonnellate. Non sono sta ti fatti e non si faranno, dopo sette anni di centrodestra. La pianificazione della Regione è fallita». La Regione ha creato l’Agenzia ligure per i rifiuti, che dovrebbe pubblicare una manifestazione d’interesse e poi procedere con una gara per realizzare un impianto. Il presidente Bucci ha spiegato di attendere la disponibilità di un Comune ad ospitarlo. Non basta? «Non solo non basta, è una cosa che non sta né in cielo né in terra. La Regione, se è convinta del percorso ideato, pubblichi la manifestazione d’interesse. Non è un comune a doversi prendere la responsabilità di fare ciò che va fatto e dire dove vuole realizzare l’impianto. Se si spiega alle aziende che devono avere un via libera dal comune, e poi si va in giro a chiedere prima il via libera ai comuni, si falsa di fatto la gara. E se dovessero andare avanti con questo andazzo più che da Corte dei Conti sarebbe materia da Procura». Perché dovrebbe essere un problema attendere il via libera del Comune? «Perché se si vuole fare un impianto a valenza regionale non si può pensare che sia un problema di un comune. Dopo lo studio del Rina sui siti ipotetici, infatti, a marzo hanno fatto una manifestazione d’interesse nei confronti delle aziende. Quando si sono accorti che è fuori dal mondo, e che le aziende non trovano consensi dai comuni, hanno deciso di rinviare la pubblicazione del la manifestazione, prima a maggio e poi al 31 agosto. Siamo a metà novembre e non abbiamo ancora visto niente. Hanno girato la frittata, ribaltando la questione sui comuni: ma qui non è più una gara, si va in giro a chiedere chi vuole l’impianto, promettendo la qualunque, come nel paese dei balocchi». Quale sarebbe l’alternati va? Imporre a un comune la sccelta ed espropriare? Bucci ha spiegato che senza il con senso di un sindaco preferirebbe non arrivare a tanto. «Bisognerebbe spiegare a Bucci che gli espropri non si fanno per ritorsione, minacciando, ma sulla base di un progetto e di una dichiarazione di pubblica utilità. Se non c’è il progetto, cosa si espropria? Si fanno gli espropri proletari?». Resta il problema di uscire dalla logica emergenziale sui rifiuti. Quali sono le proposte del Pd? «La nostra posizione è semplice. Nella pianificazione che è stata fatta la Liguria produce 260 mila tonnellate l’anno: gran parte vanno tra Spezia e Savona, vengono trattate da un Tmb, che riduce il rifiuto del 40-45%. Quindi un impianto da 320 mila tonnellate, come quello preventivato dalla manifestazione d’interesse, non serve. Ci si può accordare con le regioni vicine per vedere se ci sono spazi in impianti fuori Liguria: avere impianti sottoutilizzati e non sfruttati aggrava i costi per i cittadini». Quindi la proposta del Pd è non fare impianti? «Noi diciamo: fotografiamo l’esistente, sediamoci a un tavolo con Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Toscana e capiamo se ci sono spazi per portare rifiuti da loro o se hanno in piedi progetti più avanza ti per realizzare impianti». Non costa di più essere di pendenti, come siamo ora, da altre regioni? «No, a patto di uscire dalla logica emergenziale e studiando intese durature, strutturali. In altre zone ci sono impianti che hanno bisogno di rifiuti per andare a pieno regime. Realizzare da noi un impianto che non sfrutteremmo a dove re ci costerebbe di più». Il tema è scivoloso anche nel centrosinistra. Nella giunta comunale di Genova c’è chi è possibilista su un nuovo impianto in città. « La giunta comunale di Genova sta facendo un lavoro straordinario, cercando di sostituirsi all’immobilismo della Regione. Ma si prende oneri e responsabilità che non sono suoi: la Regione non si merita questo favore, deve fare il suo ruolo». Insisto: c’è l’ipotesi di realizzare un impianto più piccolo a Scarpino. Il Pd è favo revole o no? «Un impianto più piccolo a Scarpino non darebbe risposte alle necessità della Liguria e non serve alla pianificazione regionale. Genova non può risolvere da sola il problema della Liguria, a Scarpino non si può fare un impianto a valenza regionale». A proposito di rapporti Comune-Regione, c’è un altro fronte su cui si gioca una partita delicata: la crisi di Amt, con sullo sfondo il possibile ingresso della Regione nella compagine societaria. «La crisi di Amt è la fotografia della crisi del trasporto pubblico locale di tutta la Liguria. Un problema che non si risolve solo dando liquidità immediata: servono più finanzia menti al fondo regionale sul trasporto locale. Lo proporremo nella legge di bilancio che andremo a discutere tra poco. L’azienda unica è un progetto che non si può fare partendo solo da Amt: non è una holding e le altre aziende locali di trasporto pubblico sono le controllate. Si dovrebbero comprare quote di tutte le aziende liguri del tpl. Se si vuole risolvere nell’immediato Bucci faccia una cosa: aumenti le risorse dal fondo e provi a risolvere un problema che conosce bene». —




