“Un partito in salute in regione opposizione dura Bucci deve rispettare le regole”

da LA REPUBBLICA

Di Matteo Macor


«Andremo alla Corte dei conti e anche in Procura, se servirà», precisa il messaggio Davide Natale, segretario del Pd ligure. E lui, trai consiglieri regionali dem, a rilanciare lo scontro che ha riagitato i rapporti tra maggioranza e opposizioni in Regione sulle dimissioni di Leonardo Falduto, presidente del nucleo di valutazione della pertormance dell’ente, l’organo che ha il compito di misurare il lavoro dei direttori generali, causate dalle pressioni dal governatore Marco Bucci «volte a modificarne la valutazione». Accuse rispedite al mittente dalla stessa presidenza, ma che secondo Natale «sono ancora una volta sintomatiche del modo di intendere la cosa pubblica di chi ci governa».

Dalla Regione però si è già messo in chiaro la valutazione finale che sarebbe stata oggetto di pressioni spetterebbe comunque alla giunta. Non ci sarebbero stati motivi per chiedere di cambiare le valutazioni diventate un caso, sostanzialmente. «Al nucleo di valutazione spetta il 70 per cento della valutazione, alla giunta il 30. Si sta parlando della tabella di giudizio sugli obiettivi dei dirigenti regionali del 2024, che Bucci ha chiesto di cambiare. Basterebbe questo, per far capire la gravità della cosa. C’è un tema di rispetto delle leggi, ma anche di prevaricazione della persona. Ed è un problema di tutti». In che senso? «In questo caso Falduto ha avuto la determinazione di far emergere il caso, e si è dimesso. Ma non escludo che altri in posizioni simili abbiano ricevuto lo stesso trattamento, senza la forza di denunciare. E un problema per i cittadini, e non è una novità».

Dall’opposizione avete già presentato vari esposti sul governo regionale. Serve davvero? «Bucci si crede Napoleone, anche questo nuovo tentativo di forzare la mano per i propri interessi fotografa il modo in cui intende la pubblica amministrazione. Pensa di poter disporre della macchina a suo piacimento, come fosse un’azienda, ma così non è. Se vuole cambiare le regole, deve passare dal Consiglio. Funziona cosi».

Tra esposti e vertici di coalizione, l’impressione è che siate ancora (o già?) in campagna elettorale. «Facciamo politica. Abbiamo solo messo in fila le questioni, non pensiamo di dare nessuna spallata, solo incalzare sui temi. La nostra non è un’opposizione fine a sé stessa, ma utile. E su certi temi, dalla sanità ai trasporti, in maggioranza mi paiono in rincorsa sulle nostre proposte».

In compenso, le feste estive di partito sembrano arrivare tardi. Quanto c’è di politico, quanto di “organizzativo”, in questo dato? «Si sono fatte feste dell’Unità in giro per la regione, e si faranno a Genova (alcune sono già state fatte), dove la campagna ha richiesto un grande impegno a tutti. Non è più il tempo delle feste di venti giorni, ma si vedono comunque i risultati».

Cosa cambia, per il Pd ligure, la vittoria a Genova di Silvia Salis? «Ha portato la convinzione che si può vincere, che il Pd è all’altezza di fare da perno di una coalizione in prospettiva capace di cambiare il Paese, e può contare su un gruppo dirigente che sa rappresentare i problemi dei cittadini. Ha responsabilizzato tutti, e spinto a fare squadra. L’unico modo per costruire l’alternativa alla destra».

A quando, l’invito di Salis alle feste dell’Unità della sua regione? «Appena potrà, in base alla sua agenda. E molto richiesta a livello nazionale, prova della condivisione di vedute tra la sindaca e il nostro partito. Una bella notizia per tutti».

Questi saranno anche i mesi dei congressi delle federazioni dem provinciali. Si rischiano tensioni? «Si andrà a congresso a Genova, a Spezia e Imperia: ogni territorio ha sue specificità e autonomia, ma mi pare evidente non ci siano le tensioni di quattro anni fa. Merito del lavoro delle Regionali, in parte della vittoria a Genova. Il Pd è un partito in salute, chi arriverà a guidarlo sui territori dovrà farlo crescere e ne avrà le possibilità».

Eppure, non è scontato ci sia spazio per scelte unitarie. «Il Pd è stato per troppi anni fermo e diviso, serve continuare sul piano dell’elaborazione condivisa. Servirà individuare personalità capaci di lavorare per il partito e fare da punti di riferimento nei territori. Senza dividersi, ma nella chiarezza dell’impostazione politica».

Tradotto: bene candidati unitari, se si troveranno, ma la linea è quella della maggioranza del partito? «L’impostazione è quella data da Elly Schlein a livello nazionale. Anche senza le condizioni per fare congressi unitari, sarebbe sciocco finire in contrapposizioni. Anche dove si presenteranno più candidati, si farà nella logica dell’arricchimento. La linea però è una, e va portata avanti quella».

Condividi l'articolo: