DAVIDE NATALE Il segretario regionale del Partito democratico: «Attualizziamo l’istituto abbassando il quorum»
dal Secolo xix
Marco Toracca / LASPEZIA
I dati dei Referen abrogativi 2025 vanno analizzati con attenzione. E dicono che, alla Spezia, si sono recati alle urne più elettori di quelli che hanno votato per il centrosinistra alle recenti Regionali dove ricordo eravamo maggioranza».Lo dice Davide Natale, segretario ligure del Partito democratico e consigliere regionale dem che aggiunge: «Chi interpreta l’astensione come propria vittoria dovrebbe valutare bene il quadro politico e matematico. Non c’è nessun calo in doppia cifra del centrosinistra in città. E un fatto».
Natale però i referendum non hanno raggiunto il quorum e sono stati bocciati.Che cosa prende in esame la sua analisi?
«Il centrosinistra lo scorso ottobre, alla Spezia, ha raccolto oltre 17500 voti pari quasi al 51% dei consensi. Ai Referendum hanno votato in 24 mila e quindi non credo che si possaparlare di crollo della coalizione. Tutt’altro».
Non è detto che tutti gli elettori dei Referendum siano di centrosinistra. Peraltro gli oltre 21 mila Sì al quesito contro il Jobs Act sono scesi a circa 15 mila per quello sui tempi di della cittadinanza per gli stranieri…
«Ma sono sempre numeri importantissimi e da qui a dire che il centrosinistra abbia perso voti ce ne corre. E chiaro poi che ogni tornata è diversa ma le analisi vanno fatte bene e con attenzione. Quandoabbiamo iniziato a raccogliere le firme iniziando a parlare di Referendum si sapeva che il tema della partecipazione sarebbe stato molto delicato. L’astensionismo è ormai è diventato strutturale. Un cittadino su due non vota alle elezioni ordinarie. Politiche o Comunali che siano. È un problema forte che dobbiamo superare».
Come?
«Tornando a una politica che si occupi dei problemi delle persone trovando soluzioni.Quando un cittadino percepisce che andare a votare non cambia nulla nasce un problema che porta all’astensionismo strutturale. Ma noi non ci arrendiamo, continueremo a combattere per i diritti del lavoro e della cittadinanza».
In che modo?
«Penso al salario minimo per fare un esempio. Sono convinto che il lavoro sia al centro di tutto per chi governa. Ritengo che il Pd d abbia fatto bene a impegnarsi su questa partita. Sapevamo che non era facile ma 14 milioni di persone al voto sono una massa di persone che va rispettata e ascoltata politicamente».
Il nodo Jobs Act che non permette il reintegro del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo non avrebbe dovuto spingere al voto con numeri maggiori?
«Sì ma serviva maggiore risonanza e attenzione in particolare sulle televisioni. Il Jobs Act| nasce 10 anni fa e se dopo questo tempo il 90% di 14 milioni di persone ne chiede un cambiamento per reintrodurre le tutele che ha cancellato ritengo servano attenzione e ascoltato. Non è un movimento contro qualcosa o qualcuno ma per leggere la società. La competizioni con gli altri paesi oggi si giocano sulla stabilità del lavoro non su precarietà e flessibilità».
Però non è passato?
«Per questo bisogna combatte l’astensione. E certo che vedere le più alte cariche dello Stato che invitano al non voto penso che impoveriscano le istituzioni. Detto ciò bisogna ripensare l’istituto del referendum».
Il centrodestra parla di alzare la soglia di firme portandola a un milione?
«Questa è la soluzione di chi ha paura del voto popolare. Si parta da un fatto. Oggi si vota molto meno di tanti anni fa. È un fatto. Anche negli altri paesi europei è così. Non è un caso solo italiano. Pertanto bisognerebbe abbassare il quorum del 50% per rendere valida la consultazione referendaria e magari alzare anche la soglia di firme necessarie per richiederla. Ma agire solo su un versante avrebbe effetti negativi. In sintesi va adeguato ai tempi moderni e non reso più difficoltoso perché si ha paura della gente che si esprime».
Tornando al quinto quesito ha stupito il balzo dei No rispetto ai primi quattro. Che cosa pensa?
«Anche qui bisogna essere chiari. Il messaggio del referendum era quello di favorire la cittadinanza di chi è integrato, parla italiano, ha studiato qui ed è inserito nel tessuto sociale essendo residente e produttore di reddito. Non era certamente un libera tutti come ha detto il centrodestra. È una battaglia di civiltà da perseguire».
Tornando ai numeri La Spezia supera la media nazionale ed è seconda in Liguria per affluenza. Che cosa pensa?
«Il dato è buono rispetto al nazionale e più alto dei voti del centrosinistra alle ultime elezioni. La coalizione cresce più del centrodestra. Questo vuole dire che ci sono persone tornate a votare e da qui bisogna partire. È un capitale nuovo che va conservato anche perché chi ha votato è tendenzialmente vicino al mondo progressista. Certamente le semplificazioni non vanno fatte ma se fossi di centrodestra sarei preoccupato. Inoltre il centrosinistra ha dimostrato senso istituzionale. Insomma c’è una base concreta su cui costruire il futuro e nuovi scenari»
